gas

Tra i numerosi e interessanti documenti sbirreschi prelevati da anonymous qualche giorno fa [qui la rivendicazione e i link agli archivi] c’è anche la relazione dei poliziotti sul loro uso sconsiderato di lacrimogeni il 3 luglio 2011, nella battaglia della Maddalena contro il cantiere TAV. Ecco il testo completo regalatoci dalla questura di Torino. È una lettura istruttiva e per alcuni versi persino divertente. Non c’è bisogno di aggiungere commenti, a parte ricordare che il gas CS è vietato dalle convenzioni di guerra e che i candelotti venivano perlopiù sparati ad altezza d’uomo, come proiettili. Nella relazione, inoltre, non si fa menzione dei sassi lanciati dai tutori dell’ordine dall’alto dei cavalcavia e sulla testa dei manifestanti – ma tanto c’è un video che testimonia la condotta di questi eroi.

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE NO TAV DEL 3.7.2011

IMPIEGO DI ARTIFICI LACRIMOGENI E MEZZI SPECIALI

In occasione della manifestazione nazionale NO TAV di domenica 3 luglio 2011, si è reso necessario disporre il lancio di lacrimogeni e, successivamente, l’uso degli idranti in più settori di servizio per contenere e contrastare le aggressioni di antagonisti che ripetutamente, dalle 12.00 circa alle 18.30, hanno tentato di violare le recinzioni e, a tall’uopo, hanno dato luogo al lancio di oggetti contundenti ed artifizi artigianali come da atti Digos.

Da un primo conteggio, complessivamente sono stati lanciati 4357 lacrimogeni, dal seguente personale:

Polizia di Stato (solo Reparti Mobili) 2157

Carabinieri 2000

Guardia di Finanza 200

Sono stati autorizzati al lancio di acqua tre dei quattro idranti impiegati.

In sede di debriefing, è emerso che:

1. I lacrimogeni, seppur in un uso così massiccio, si sono rilevati inefficaci nell’allontanamento dei manifestanti che, respinti, ritornavano sull’area rapidamente, vuoi perché attrezzati con maschere antigas, farmaci nonchè secchi d’acqua in cui spegnere i lacrimogeni e guantoni per rilanciarli all’indirizzo del personale operante, attenuandone di fatto l’effetto, vuoi per il peculiare contesto boschivo, ricco di vegetazione ed infine per le condizioni del vento, non sempre a favore.

2. Al contempo sono stati significativi gli effetti nefasti dei lacrimogeni sul personale, peraltro affaticato nella respirazione già accelerata dalla corsa e complicata dall’uso delle maschere anti gas, rese altresì permeabili dal sudore, i cui filtri sono stati messi a dura prova dalla lunghezza dell’esposizione (6 ore di scontri, pressoché continuativi). Frequentissimi gli episodi di vomito, irritazione cutanea, intossicazione, stato confusionale transitorio, cui si è fatto fronte con il presidio ospedaliero dei medici di Polizia presenti sul posto e supportati dal 118.

Va dato atto che, in questo contesto ambientale ostile ha inciso, negativamente ma inevitabilmente, la contiguità della recinzione con un’area archeologica su cui la Sovrintendenza ai beni culturali non aveva consentito, per la ristrettezza dei tempi tecnici e per la sussistenza di vincoli preesistenti, un adeguato rafforzamento delle recinzioni o, ancora meglio, un’annessione all’area di sicurezza del cantiere. Questo ha determinato l’impossibilità oggettiva di disporre di un’area di manovra adeguata in cui muovere mezzi e reparti alle spalle del museo vicino al punto di arrivo dei sentieri boschivi di Ramat. In fase operativa, in emergenza, l’area è stata poi occupata parzialmente da mezzi e personale, con conseguenti danni a quel patrimonio (1).

* Gli idranti – della cui ultima data di impiego in questa provincia non si ha memoria – fatto salvo in un settore di impiego favorevole per la dislocazione, non hanno sortito l’effetto deterrente sperato, essenzialmente a causa dell’indebolimento del getto causato dalla vegetazione in cui si riparavano i manifestanti e dalla posizione svantaggiata dal basso verso l’alto in cui erano posizionati. Né si sarebbe potuto dislocarli diversamente, se non nell’area del cantiere basso, dove effettivamente l’idrante ha contribuito ad allontanare alcuni gruppi. Peraltro lo svuotamento degli idranti avveniva in soli 6 minuti ed i tempi di ricarica erano estremamente lunghi e le operazioni piuttosto complesse, per cui in più occasioni si è dovuto unire più manichette per coprire i 60/70 metri necessari per raggiungere la bocchetta dell’acqua che giungeva ad una pressione non sempre adeguata.

* Il parabrezza non protetto e la carrozzeria seppur pesante di alcuni idranti hanno subito severi danneggiamenti a causa del lancio continuo di pietre.

* Gli alari sono stati impiegati solo sull’autostrada per creare sbarramenti ad eventuali mezzi e gruppi organizzati, sia sul viadotto che all’imbocco delle gallerie. Per le loro caratteristiche non era possibile impiegarli per creare sbarramenti volanti nelle aree boschive, vista la loro impervietà.

* Come già anticipato nei giorni precedenti l’intervento del 27 giugno u.sc., non sono state utilizzate le ruspe della Polizia di Stato, poiché di potenza e capacità inadeguate a rimuovere le ostruzioni e le barricate realizzate sul percorso dai manifestanti, bensì sono stati efficacemente impiegati mezzi d’opera cingolati con escavatore (tipo Caterpillar D6) manovrati da personale della Polizia di Stato a ciò addestrato a cura delle ditte appaltanti.

* Il contributo di detti manovratori (del Reparto Mobile di Roma) è stato assolutamente determinante, per l’eccellente professionalità specifica dimostrata e per la capacità di operare per primi, in apertura davanti alle colonne di personale appiedato, in contesti assolutamente ostili sia la mattina del 27 (intervento su oltre 10 barricate molto strutturate per circa un’ora e mezza senza soluzione di continuità lungo un percorso di almeno 3 Km presidiato dai manifestanti), sia nel pomeriggio del 3 luglio, ove il mezzo ha aperto in pochi minuti un varco verso l’area archeologica limitrofa al bosco e ha offerto un adeguato riparo al personale inquadrato.

* L’equipaggiamento in dotazione, scudi tondi, scudi quadri e protezioni per arti inferiori e superiori, in uso al personale più esposto ha subito severi danni a causa del lancio di pietre, bulloni e biglie, avvenuto anche con fionde e frondole, cui non sempre ha resistito. Mentre, gli U-bot sono stati resi in taluni casi (2) inservibili a causa del lancio di vernice colorata che ha accecato le visiere trasparenti.

* Tutto ciò premesso, sarebbe auspicabile, in scenari estremi come quelli affrontati, poter disporre di mezzi più risolutivi per mantenere distanze adeguate tra gli sbarramenti di polizia ed i manifestanti, strumenti efficaci ai fini di una reale deterrenza, ma che non abbiano effetti di depotenziamento fisico e cognitivo (connessi all’uso prolungato della maschera anti gas e al parziale deficit di ossigenazione) e di comparsa di effetti collaterali connessi all’inspirazione seppur parziale degli agenti chimici dei lacrimogeni (irritazione cutanea, nausea, vomito).

Vanno poi rimarcate le difficoltà di comunicazione che incontra il personale già pesantemente equipaggiato per l’o.p., dotato di casco e di maschera antigas. Diminuiscono la percezione dell’ambiente esterno, degli ordini impartiti, l’ampiezza del campo visivo, nonchè la capacità di esprimersi agevolmente via radio.

Va invece sottolineato che il vero valore aggiunto che ha consentito il governo e la tenuta dei reparti in situazioni di servizio estreme e per un tempo così prolungato, pur in presenza di un elevato numero di feriti, che venivano di volta in volta allontanati sotto gli occhi e con l’aiuto dei colleghi che stavano ingaggiando con gli antagonisti, è assolutamente riferibile alla presenza sul campo dei dirigenti e dei funzionari dei Reparti Mobili operanti e degli Ufficiali dei vari comandi, coinvolti sin dall’inizio in una puntuale attività di briefing e sopraluogo, tutti perfettamente consapevoli del teatro operativo e delle sue insidie, che si sono mossi in perfetta sintonia con gli ottimi Dirigenti e funzionari responsabili dei servizi. La condivisione degli obiettivi e l’affiatamento operativo che si è creato tra i diversi gruppi di lavoro già nei giorni precedenti l’intervento sono stati decisivi sul piano attuativo.

Torino, 6 luglio 2011

1)  A seguito del sopraluogo effettuato con la Sovrintendenza dopo i disordini del 3 luglio, è stata trovata una nuova intesa per la messa in sicurezza dell’area archeologica e per il rafforzamento della relativa recinzione, che sarà avviato nei prossimi giorni con il concorso di LTF.

2)  Laddove parte del personale, specie della Questura; non era dotato della doppia pellicola protettiva per la visiera dell’U – Boot.

 

Comments are closed.