francesco mastrogiovanni, intollerante ai carab.

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Ormai, tutti conoscono chi fosse Francesco Mastrogiovanni e la sua orribile morte per mano della psichiatria.
Francesco era un anarchico e questo non è stato un elemento di poca rilevanza nella sua vita e ha giocato a suo sfavore anche nella dinamica della sua morte.
Se i carabinieri ti fermano perchè vai contromano, con un po’ di fortuna, te la puoi cavare con la sospensione della patente e una multa salata. Ma quando sei un anarchico le autorità usano la mano pesante con te, non sei uno qualsiasi, sei un anarchico, una persona avversa all’autorità con o senza divisa, alle leggi con i suoi tribunali, alle istituzioni e ai suoi servi.
Intollerante ai carabinieri, così scrissero nel provvedimento di TSO che fecero a Francesco: “noto anarchico, pericoloso socialmente, intollerante ai carabinieri”.
Come tutti sanno, Francesco è stato ucciso dopo 82 ore di agonia, legato ad un letto di un reparto psichiatrico. La sua famiglia ha mosso una battaglia legale per ottenere giustizia o che, almeno, si appurassero i fatti e che venissero dati nomi e cognomi a tutti i responsabili del vile omicidio, dal sindaco che firmò il TSO, agli psichiatri che lo sedarono e ne ordinarono la contenzione, e agli infermieri che come piccoli soldatini ubbidirono agli ordini praticando materialmente il trattamento disumano del malcapitato di turno. Non so’ se sia stato dato un nome anche a quell’inserviente che si vede nel famoso video dato anche a rai 3. Una donna che stancamente, con assoluta naturalezza, passa il suo straccio sul sangue colato a terra di Francesco, formando così una copiosa chiazza di sangue sotto il lettino al quale Francesco era legato ormai morente. Puliva così il sangue di un uomo agonizzante, come se fosse una pozzanghera d’acqua, una cicca, una cartaccia. Chissà quanto sangue ha pulito nella sua carriera d’inserviente, chissà quanti, prima e dopo Mastrogiovanni, soffriranno e moriranno nell’indifferenza di tutti coloro che lavorano nei lager di Stato.
A sostegno della famiglia di Francesco si è costituito anche un comitato e varie associazioni e individui in lotta contro la psichiatria hanno dato il loro sostegno affinchè la storia di Francesco non finisse nel dimenticatoio insieme a tante altre storie analoghe.
In questi giorni, si è conclusa l’udienza di primo grado a carico dei “medici” e degli “infermieri” che hanno ucciso Francesco, sei medici sono stati condannati a pene che vanno dai 2 ai 4 anni, compreso il primario.
Gli infermieri, invece, sono stai tutti assolti. Del resto, un soldatino che esegue gli ordini è sollevato da qualsiasi responsabilità penale e persino dalla responsabilità individuale, morale e civile in quanto un soldato non è un uomo, ma un caporale, come diceva un tale mio compaesano.
I medici sono stati condannati per reato di falso (non avevano annotato sulla cartella clinica la contenzione ordinata per Francesco) sequestro di persona e omicidio colposo.
Senza voler minimizzare l’importanza ai fini della lotta contro la psichiatria la condanna che indica la contenzione come sequestro di persona, (anche se non ci sono ancora le motivazioni della sentenza), non posso fare a meno di riflettere su quanto siano fuori luogo alcune affermazioni di giubilo sui vari social network (blog e Fb) degli iscritti al comitato verità e giustizia per Francesco.
Commenti giustizialisti “pene esemplari, buttiamo la chiave, ecc” oppure quelli trionfalistici del “abbiamo ottenuto giustizia”.
I tribunali non amministrano nessuna giustizia, piuttosto, amministrano l’ingiustizia di Stato. Quello Stato che ingabbia nei reparti psichiatrici e nelle patrie galere.
Sostenitori di comitati che si fregiano di parole come Verità e Giustizia, dovrebbero conoscere bene il significato di queste parole e pertanto non utilizzarle riferite a luoghi di detenzione.
Per quale motivo la detenzione nel reparto psichiatrico è umanamente condannabile mentre,invece, è auspicabile nelle patrie galere per chiunque esso sia?
Parole come Verità e Giustizia sono insignificanti se non vengono accompagnate dall’unica parola che può darvi un senso concreto, la libertà.
Bisogna essere uomini liberi alla ricerca della propria e altrui liberazione se si vuole ottenere una Giustizia, perchè le stesse carte bollate che oggi condannano quei medici sono le stesse che hanno condannato a morte Francesco.
Della vita dell’anarchico Francesco Mastrogiovanni, non avete capito un cazzo e, disgraziatamente, nemmeno della sua morte se vi aspettate giustizia dai suoi assassini.

Un’intollerante ai carabinieri

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